lunedì 10 maggio 2010

MA QUANTO CI COSTANO GLI SPRECHI?



Quanti di noi si lamentano di arrivare a fatica a fine mese a causa di bollette, affitto o rata del mutuo, assicurazione automobile, scooter e quant'altro, visite mediche specialistiche, spesa settimanale, e potrei continuare all'infinito? Eppure ogni anno, buttiamo nel cassonetto in media il 10% della nostra spesa alimentare. Non facciamo attenzione al consumo di elettricità, acqua, metano. Secondo un rapporto di Confesercenti, lo spreco energetico ci costa 20 miliardi di euro ogni anno, circa 516 euro a famiglia. Vogliamo parlare dell'attenzione che riserviamo per riciclaggio e fonti alternative? Solo di plastica ne produciamo 300.000 tonnellate l'anno.
Ormai siamo entrati in un meccanismo irrazionale in cui non consumiamo più per vivere ma viviamo per consumare. Sembra quasi che consumiamo per Essere. Ma siamo davvero quello che consumiamo? Soprattutto siamo consapevoli di ciò che consumiamo? Forse non abbiamo idea di cosa ruota intorno al nostro consumismo sfrenato visto i dati allarmanti sugli sprechi: solo di cibo oltre 6 milioni di tonnellate finisce nel cassonetto ogni anno in Italia. Forse è arrivato il momento di riflettere e ritrovare un senso etico nel nostro modo di soddisfare i nostri bisogni. Senza nasconderci dietro a frasi fatte che da soli non possiamo risolvere i problemi del pianeta, ma è necessario agire da subito in prima persona. Come? Per esempio impariamo a fare una spesa più oculata per evitare gli eventuali sprechi. Non mettiamo nel carrello del supermercato tutto quello che ci capita fra le mani solo perché è in promozione o una novità o ci fa gola. Muniamoci della lista della spesa, in cui elencheremo tutti i prodotti necessari per affrontare il menù settimanale, colazione pranzo e cena più un paio di spuntini a metà mattino e metà pomeriggio moltiplicato per 7. Atteniamoci scrupolosamente alla lista, tutto il resto è fumo negli occhi, sono strategie di mercato messe appunto tra gli scaffali per invogliarci ad acquistare impulsivamente cose di cui non abbiamo realmente bisogno. Già così possiamo dimezzare i nostri sprechi.
Impariamo ad usare l'acqua, secondo l'Istat il consumo medio d'acqua di un cittadino italiano è pari a 200 litri al giorno, iniziamo da subito a consumare una quantità di acqua moderata adottando semplici regole di buona condotta e alla fine si risparmierà anche in bolletta. Preferiamo la doccia (che non superi i 5 minuti) al bagno e risparmieremo ogni volta ben 40 litri d'acqua; se mettiamo un regolatore di flusso ai rubinetti diminuisce la portata del flusso dell'acqua che esce dal soffione passando dai 12 litri agli 8 litri al minuto; chiudiamo i rubinetti quando non abbiamo bisogno di acqua visto che scendono in media 10/12 litri d'acqua al minuto; riduciamo il flusso dello sciacquone; usiamo la lavatrice e la lavastoviglie a pieno carico: una famiglia può risparmiare tra gli 8.000 e gli 11.000 litri d’acqua l’anno; riusare l'acqua della pasta o dell'insalata per innaffiare le piante. E' difficile cambiare di colpo le proprie abitudini però che soddisfazione mentre mi lavo i denti in automatico chiudo il rubinetto, certo devo riaprirlo in continuazione con quei birbanti di figli che mi ritrovo perché fanno a gara a sciacquare lo spazzolino. Ma il messaggio gli arriva forte e chiaro. Vogliamo parlare dell'energia elettrica e che il 60% di essa è consumata dai nostri cari amici elettrodomestici? Adesso che stiamo andando incontro all'estate, anche se il tempo brutto non accenna ad andarsene, ricordiamoci di non tenere al massimo il termostato del frigorifero o consumeremo il 50 % in più. E consumiamo più corrente se l'apparecchio è vecchiotto o troppo grande quindi vuoto o troppo piccolo quindi strapieno, per una famiglia di 4 persone è sufficiente una capienza di 250 litri. Possiamo consumare il 30-40% di corrente in meno se laviamo il bucato in lavatrice a 60 gradi anziché 90, tanto il grado di pulizia e di igiene è lo stesso. Lo scaldabagno elettrico consuma il 10% in più se le incrostazioni di calcare raggiungono il millimetro di spessore e quindi ci tocca pulirlo spesso. E poi le LUCI spengiamole quando non servono e sostituiamo le lampadine con quelle a basso consumo di nuova generazione che hanno una durata 15 volte superiore e ci fanno risparmiare fino all'80% . Credo di essermi dilungata troppo ma ce ne sarebbero ancora di cose da dire, magari in un prossimo post. Una cosa è certa, ormai non possiamo più far finta di non sapere cosa sta accadendo al nostro pianeta ma se proprio ancora ci fosse qualcuno che se ne f...e, teniamo presente che le scelte giuste ed etiche fanno bene si al pianeta ma anche e non poco al nostro portafogli e chi è che non ha a cuore il proprio portafogli?


sabato 17 aprile 2010

VARICELLA



E anche questa primavera, la varicella ha fatto la consueta strage di bambini dai più piccolini e indifesi della materna ai più grandicelli delle elementari che l'avevano scampata negli anni precedenti. Impossibile evitare il contagio visto che le bolle compaiono dopo due giorni ma già si è infetti e si può trasmettere la malattia. Se nostro figlio è entrato in contatto con altri bimbi che hanno preso la varicella allora non ci resta che aspettare una quindicina di giorni cioè il periodo di incubazione del virus e se spuntano alcune piccolissime bollicine accompagnate da malessere generale e/o febbre anche alta, armiamoci di pazienza, di antistaminico per il prurito, tachipirina in caso di febbre e pomata alla calendula per aiutare e velocizzare la cicatrizzazione delle bolle. La varicella tra le malattie esantematiche è quella più innocua soprattutto se presa da piccolini, diventa un problema se dopo i dieci anni il bambino non l'ha ancora presa, ma a quel punto si procede col vaccino. E mi domando ma perché non inserire pure la varicella tra i vaccini consigliati ai bambini? Ormai casi di morbillo o rosolia sono sporadici e soprattutto non si presentano più sottoforma di epidemia proprio grazie all'introduzione dei vaccini. Perché i nostri figli devono prendersi la varicella che se pure non ha conseguenze gravi comporta non pochi fastidi, a cominciare dal fastidiosissimo prurito che prosegue fino alla caduta delle crosticine delle bolle e guai a grattarsi si rischia di rimanere con le cicatrici. E comunque questo scherzetto ci costa una quindicina di giorni di assenza dalla scuola e dunque problemi organizzativi sia familiari che lavorativi. Gironzolando su internet ho trovato qualche informazione sulle caratteristiche del vaccino contro il Virus della Varicella-Zoster (VZV) quest'ultimo disponibile già dal 2002, è costituito dal virus vivo attenuato, ottenuto a partire dal ceppo selvaggio Oka; si somministra per via sottocutanea e può essere somministrata contemporaneamente all'MRP (vaccino contro Morbillo-Rosolia-Parotite). Tra breve sarà disponibile il vaccino tetravalente che proteggerà contemporaneamente nei confronti di Morbillo, Rosolia, Parotite e Varicella nel frattempo è a pagamento, io spesi una cinquantina di euro un paio d'anni fa e non credo si discosti molto dai prezzi attuali.

Per concludere, alcuni pediatri sconsigliano il vaccino perché è troppo recente e non si conoscono gli effetti a lungo termine. Eppure l'esperienza maturata negli USA dove dal 1995 è in corso una vasta campagna vaccinale, si parla di 40 milioni di bambini vaccinati riducendo del 90% la frequenza dell'ultima malattia infettiva dell'infanzia. Tale esperienza indica che la trasmissione del virus del vaccino ai contatti è estremamente rara (solo tre casi ben documentati) ed avviene solo se la persona vaccinata sviluppa l'esantema. Inoltre solo rarissimamente sono stati riferiti effetti collaterali gravi, come encefalite, atassia, trombocitopenia, polmonite, eritema multiforme ecc., in associazione alla vaccinazione, bisogna però tenere presente che questi effetti collaterali gravi sono di gran lunga più frequenti quando ci si ammala di varicella e ogni anno in Italia colpisce circa 400.000 bambini e 100.000 adulti. Ancora dubbi sul l'utilità del vaccino?

giovedì 1 aprile 2010

A PASQUA NON DIMENTICHIAMOCI DEGLI AGNELLINI


E' Pasqua e come ogni anno per le feste pasquali verranno macellati oltre 600.000 agnellini. Secondo dati Istat, per la Pasqua 2009 sono stati macellati 561.713 agnelli e 105.603 agnelloni mentre il numero di capretti macellati nello stesso mese è stato di 69.583 animali, per un totale di 766.103 tra ovini e caprini. Rispetto al mese di aprile del 2008, in cui non cadeva la Pasqua (che nel 2008 si celebrava a marzo), si è registrato purtroppo un’impressionante aumento delle macellazioni: + 183,9% agnelli macellati; + 214,7% agnelloni, con un aumento del 173,1% delle macellazioni totali di ovini e caprini. Va bene il rispetto delle tradizioni religiose però pensiamo pure alla sofferenza di questi animali, trasportati in condizioni disumane e lasciati dissanguare per fare in modo che la carne risulti più bianca e più tenera. Chiediamoci se e' proprio necessario perpetuare questa strage per festeggiare la Pasqua una festa di rinascita..però di religioso non vedo nulla, solo una corsa sfrenata all'acquisto di un bel pezzo di agnello da cucinare secondo la tradizione stavolta culinaria, e mi viene in mente una parola: consumismo. Susanna Tamaro parla di routine consumistica, su un bell'articolo Il pianto degli agnelli e il dolore del mondo scritto per il Corriere della Sera il 28 marzo. Vi assicuro che vale la pena leggerlo. Dai che facciamo ancora in tempo a cambiare il menù...Per il pranzo di Pasqua la LAV propone ricette che faranno bene agli animali, ma anche alla nostra salute e alle nostre tasche: purè di patate con crema e dadolata di asparagi come antipasto, crêpes alla crema di spinaci per primo e seitan brasato con verdure dell'orto e spumante per secondo, accompagnate dall'insalata di spinacini con salsa alla crema di mandorle e limone, e da carciofi fritti in pastella. E sul web non mancano menù alternativi e creativi per organizzare un pranzo pasquale da leccarsi i baffi. PS. Non dimentichiamoci delle quasi 40.000.000 di galline allevate ancora nelle gabbie di batteria nel nostro bel paese. Scegliamo uova provenienti da galline allevate in libertà.. Fa anche meglio alla nostra salute. Buona Pasqua a tutti.

mercoledì 10 marzo 2010

FATE LA NINNA 2





Ok questa storia del sonno mi assilla. Mi assilla perché si ripresenta costantemente nella nostra quotidianità proprio quando crediamo di aver fatto un passetto avanti e speriamo di farci una sana dormita fino alla mattina seguente.. e invece capita qualcosa. Ieri il figlio più grande si è svegliato nel cuore della notte a causa di un brutto sogno e dopo averlo tranquillizzato ho ceduto alla sua richiesta di dormire con me. Come potevo rifiutare? Aveva bisogno di me. Stasera mi ha supplicato di dormire di nuovo con me perché già sapeva che avrebbe riavuto gli incubi. Per praticità e per scongiurare una sicura crisi di pianto e capricci – la stanchezza e la voglia di chiudere la giornata mi hanno reso più docile – ho accettato l'invasione di campo spiegandogli però che sarebbe stata un'eccezione e che l'avrei considerato come un giorno di festa. Giorno di festa è un nostro piccolo accordo di legittima sopravvivenza: il sabato o la domenica può dormire con mamma e papà. Fino a stasera ha sempre funzionato. Gli ho spiegato che oggi è mercoledì e non è un giorno di festa ma non l'ho convinto. Devo dire però che quando arriva il giorno del lettone, spesso preferisce dormire nella sua cameretta. L'ultima volta si è giustificato dicendomi:< Mamma ma io vengo nel tuo letto quando nel mio sto scomodo.>. E come dargli torto, anch'io se potessi, lascerei il mio letto per uno più comodo alle Maldive. Lo so che mi lancia tutti segnali positivi: sceglie il lettone quando ha una reale esigenza da soddisfare. Non dovrei preoccuparmi visto che capita sempre meno di dormire tutti e quattro insieme. Raramente di dormire da soli io e mio marito perché anche se non lo nomino mai, il furbacchione più piccolo, è sempre in agguato: dalle due di notte in poi smette di piangere solo quando si ritrova in mezzo a me e al padre. Ormai riesce ad addormentarsi nel suo lettino in cameretta, alcune volte senza difficoltà, altre dopo oltre mezz'ora di ninna nanna, però ha capito dove deve dormire. Mi ricordo quando era più piccolino aveva associato l'ora dei pisolini al cd dei Negrita, Helldorado. Me ne sono accorta e mi sono subito approfittata della situazione: quando si avvicinava l'ora dei riposini musica dei Negrita a go go e nonostante le canzoni non fossero tanto tranquille, al cucciolo dalla terza in poi, cominciava a calare la palpebra.. queste si che sono soddisfazioni. Forse devo rivedere testo e musica di Twinkle twinkle little star? Magari riarrangiata dai Negrita..Va bene, il sonno comincia a farsi sentire, non conto più gli sbadigli. E' ora di andare a dormire e sarebbe bello andare a dormire proprio adesso ma mi sono impazzita e devo andare a fare le ciambelle per la colazione di domani. L'impasto è lievitato, adesso tocca a me.. speriamo bene.

mercoledì 17 febbraio 2010

FATE LA NINNA



Ultimamente mi capita di pensare ai problemi legati al sonno, mi chiedo se esiste un modo giusto per insegnare ai nostri figli come addormentarsi. Di libri e teorie che trattano l'argomento, ne esistono a bizzeffe e qualcuno l'ho consultato anch'io. Qualcosa ho messo pure in pratica: contare quanti minuti dura il pianto e non andare dal bambino finché non smette di piangere. E devo dire che col primo figlio ha funzionato, a dieci mesi riusciva ad addormentarsi da solo nel suo lettino nella sua cameretta. Non è stato facile ignorare singhiozzi e urla disperati e di tanto in tanto bisognava ripetere di nuovo la procedura quando si presentavano periodi difficili di cambiamento o i comuni malanni invernali o l'infinita agonia della dentizione. Però tutto sommato era riuscita a riappropriarmi della mia camera da letto e di una quasi normale vita di coppia, entro il primo anno del bimbo. Poi è arrivato il secondo e tutti gli equilibri raggiunti a gran fatica sono andati a farsi benedire. Pur di dormire un po' tra una poppata e una crisi di pianto, si è disposti a scendere a compromessi e inevitabilmente la situazione precipita..e chi è più riuscita a gestirla? Caos. Cercando conforto nello sguardo frustrato del mio compagno, ho capito che senza regole è impossibile condurre un'esistenza al limite della normalità. Si perché in tutto questo caos anche il figlio più grande ha optato per l'anarchia più totale, regredendo -come è giusto che sia quando nasce un fratellino, almeno per i primi tempi- al punto di piangere pur di dormire nel nostro letto. Si perché il problema è tutto lì: il lettone di mamma e papà. Dormire si può ma tutti quanti nel lettone. Poi a un'analisi più attenta emerge il vero problema, mal di schiena a parte, ti accorgi che non ti dispiace poi così tanto condividere lettone, coccole e sonno anche con i tuoi bimbi. Confidandomi con una coppia di amici tunisini e cercando idee, supporto, conforto, non lo so forse una soluzione interculturale del problema, ho capito che potrebbe trattarsi di un problema tipico della cultura occidentale. Infatti i miei amici non capivano quale fosse il problema, loro che sono cresciuti e bene senza complessi e frustrazioni, insieme con i numerosi fratelli e sorelle nella camera dei genitori. E a pensarci bene anche nel nostro paese almeno fino al dopo guerra, le famiglie erano numerose e spesso tutta la casa consisteva in un'unica stanza in cui si cucinava, si mangiava e si dormiva tutti insieme. Poi è arrivato il benessere e la cameretta dei bambini. Da quel momento in poi non sarebbe stato più socialmente tollerabile condividere il lettone di mamma e papà. Non sta bene. Che vergogna i bambini che dormono con mamma e papà. Come nascono questi poveri figli, li schiaffiamo nella culla e se sta accanto al lettone sono pure fortunati, li strappiamo dal caldo e protettivo utero e finché non è ora della poppata niente contatto fisico, dovessero viziarsi. Prima si ritorna alla normalità e meglio è, prima si abituano ad addormentarsi da soli nel loro lettino e meglio stanno mamma e papà. Possibile non c'è la via di mezzo? Regole ma anche rispetto dei tempi di autonomia dei propri figli. Tra gli specialisti esistono due punti di vista ben distinti: quelli che sono assolutamente contrari alla condivisione del lettone di famiglia e quelli che sono assolutamente convinti che la cosa non abbia alcun effetto nocivo sullo sviluppo infantile. Certo tutti i membri della famiglia devono essere pienamente d'accordo a voler dormire tutti insieme. Se quindi la coppia riesce a mantenere la propria intimità organizzandosi con tempi e spazi e anche i figli sentono il desiderio di dormire con mamma e papà, perché non fare una prova? Magari è una visione romantica per risolvere il problema del sonno, ma vuoi mettere dopo un'estenuante e infinita giornata di lavoro fuori e/o dentro casa, tutti sono rilassati e tranquilli pronti a fare le ninne accoccolati e abbracciati nel lettone. Attenzione: affinché tutto funzioni, è necessario stabilire delle regole e farle rispettare. I bambini devono comunque avere degli orari e dei limiti di gioco. Avere inoltre una loro cameretta in cui in qualsiasi momento possono scegliere autonomamente, quando si sentono pronti, di andarci a dormire, può essere un buon sistema per abituarli fin dall'inizio all'idea di una futura separazione dai genitori, lasciando gli spazi di condivisione per acquisire degli spazi tutti loro. Non credo sia inattuabile tutto ciò, anzi, bisogna solo scrollarsi di dosso quei condizionamenti subliminali che custodiamo da qualche parte nella nostra psiche e il lettone è pronto. Io nel frattempo continuo a spostarli dal mio letto al loro lettino e dopo qualche ora si ricomincia, se non è uno è quell'altro sempre nel lettone si fa ritorno. Sto cominciando a lavorare sui miei condizionamenti mentali .. però prevedo pure un bel ripasso generale di teoria che non fa mai male. To be continued..

domenica 17 gennaio 2010

FAVOLE PER I BAMBINI


Parlando con la maestra di mio figlio, che va all'asilo, è uscito fuori un piccolo dilemma personale, ma che ho scoperto essere abbastanza comune ad altre mamme: come leggere le favole ai nostri bambini? Pare si dovrebbe leggere la versione originale delle favole, nemmeno quelle raccontate attraverso i cartoni animati della Disney. Io che ho sempre evitato parole troppo brutte, scene cruenti, morti tragiche, col solo scopo di rendere la favola un po' più a misura di bambino. Certo non è giusto addolcirla troppo perchè perderebbe il suo messaggio, la sua morale; però è pur vero che le favole popolari che tutti noi conosciamo, sono state scritte tra il 17° e il 18° secolo e destinate ad un pubblico più adulto; il dubbio sulla loro adeguatezza pedagogica mi sorge. Non sono contraria al contenuto della favola ma all'esposizione di alcune scene. Invece di sgozzare le figlie dell'Orco nella fiaba di Pollicino, preferisco dire uccidere; la Matrigna vuole il cuore di Biancaneve anche qui preferisco non specificare il tipo di morte atroce alla quale dovrebbe andare incontro la fanciulla; alle sorellastre di Cenerentola vengono beccati gli occhi dalle colombe, pure Cappuccetto Rosso non finisce col lieto fine - dipende a quale versione si fa riferimento -; se evitare gli incubi ai miei figli significa addolcire troppo la pillola allora lo ammetto: io addolcisco! I bambini devono imparare gradualmente che la vita non è tutta rose e fiori, e lottando come il protagonista delle favole, affrontando mille difficoltà alla fine ne usciranno vittoriosi. Questo è il senso delle favole: infondere la fiducia di poter riuscire. Spesso noi genitori pecchiamo nel voler proteggere troppo i nostri figli, sbagliando perchè gli neghiamo un'importante esperienza di crescita. Invece devono confrontarsi col mondo esterno e affrontarlo, anche se non gli piace così com'è e allora si serviranno della loro splendida immaginazione per scacciare le parti più brutte, le paure più nascoste, sapendo di averci accanto senza troppe interferenze - questo è il nostro compito più arduo -, riusciranno a diventare grandi, ne usciranno vincitori. Il ruolo delle favole è fondamentale e non sto qui a discuterlo, dico solo che usare alcune parole al posto di altre troppo esplicite e violente, non compromette assolutamente l'insegnamento morale implicito della favola e nemmeno mi rende un genitore iperprotettivo. I racconti o i cartoni animati creati oggi apposta per i bambini più piccoli si sviluppano come le favole popolari: non è fondamentale la trama quanto il messaggio, c'è sempre uno o più personaggi a cui il bambino può identificarsi, ci sono delle difficoltà da affrontare e vengono superate. Forse il messaggio positivo è più esplicito e più semplice da individuare, la morte e tutto ciò che gli ruota intorno viene affrontato in modo da non impressionare i bambini proprio per proteggere la loro fragilità. Allora qualcosa qui non mi torna.. i cartoni animati e i racconti di oggi sono sempre più spesso veicolo di proposte pedagogiche, storie per bambini uguale studi pedagogici, insomma come devono arrivare certi messaggi ai nostri figli? Secondo le favole popolari o le storie raccomandate da studi pedagogici? Forse come al solito, la cosa giusta sta nel mezzo. Addolcendo..ma è un mio personalissimo parere.

lunedì 4 gennaio 2010

MANGIAMO SANO



Anno nuovo, dieta nuova. Cogliamo l'occasione col nuovo anno, di cambiare le nostre abitudini alimentari, si perchè mangiare sano equivale a vivere bene e più a lungo e ormai questo è assodato. Inoltre molti cibi aiutano a prevenire e a combattere i tumori, rafforzando proprio le nostre difese naturali. Mi sono imbattuta nella lettura di un libro che non avrei mai pensato di leggere nella mia vita e invece eccolo qua: "Anti Cancro. Un nuovo modo di vivere." di David Servan-Schreiber. Vi assicuro vale la pena leggerlo. Parla soprattutto di prevenzione. Perchè informarsi dopo..a volte non si fa in tempo. C'è una frase nel libro che forse ne dà proprio il senso:< Ho scritto il libro che avrei voluto come compagno quando ho scoperto di avere il cancro.>. Giovane ricercatore con brillante futuro nelle neuroscienze, scopre di avere un tumore al cervello e lo combatte e lo sconfigge, scontrandosi con un approccio unilaterale della medicina tradizionale che si preoccupa solo del tumore, tralasciando tutto quello che ruota attorno al paziente: l'alimentazione, lo stile di vita, il pensiero positivo, ecc., insomma non sto adesso a fare il riassunto di questo libro-manuale perchè spero lo leggerete da soli, però vale la pena soffermarci su alcune cose fondamentali: il nostro stile di vita e la nostra alimentazione.
Uno studio danese dimostra che sono le abitudini di vita, e non la genetica, il principale indiziato nell'insorgenza dei tumori. La genetica contribuisce alla mortalità per cancro in ragione del 15% al massimo. Alcuni ricercatori svedesi affermano <che i fattori genetici ereditari svolgono un ruolo di secondo piano nella probabilità di sviluppare quasi tutte le neoplasie. Ciò porta a concludere che è l'ambiente la causa principale dei più comuni tipi di tumore.>. E' o non è il caso di rivedere un po' di cose nelle nostre abitudini soprattutto alimentari? Tanto per cominciare, e sicuramente lo sapete già, bisogna diminuire la quantità di carne. Già dal 2007 il World Cancer Research Fund raccomanda non più di 500 grammi di carne rossa alla settimana. Da domani il nostro piatto dovrà contenere:
- tanta verdura possibilmente cotta al vapore o in umido o nel wok con un filino di extravergine; privilegiare le Crocifere (tutti i tipi di cavolo) poichè contengono potenti molecole anticancro;
- proteine vegetali come lenticchie, piselli, fagioli, per chi vuole osare c'è il tofu, diminuendo quelle animali e comunque preferendo il pesce alla carne perchè ricco di omega 3 importanti in quanto riducono lo stato infiammatorio. Altra fonte di omega 3 sono i semi di lino - il cui consumo quotidiano rallenta del 30-40% la crescita dei tumori alla prostata - da consumare previa macinatura, 30gr. nei cereali della prima colazione o nella macedonia di frutta.
- erbe e spezie, i nostri odori come rosmarino, timo, origano, basilico, menta, prezzemolo, sedano, riducono la proliferazione delle cellule cancerose;
- aglio, cipolla, porro, scalogno, erba cipollina, contribuiscono a tenere sotto controllo la glicemia, riducendo così la secrezione di insulina e IGF, e pertanto la crescita delle cellule tumorali. Aglio e cipolla sminuzzati e fatti dorare in un po' d'olio extravergine d'oliva, aggiunti alle verdure insieme a curcuma - antinfiammatorio naturale più potente sinora individuato, amplifica l'efficacia della chemioterapia e riduce la progressione dei tumori - o curry è un potente cocktail anti cancro;
- tanta frutta ricca di carotene perchè è dimostrata la capacità di vitamina A e licopeni, di inibire la progressione delle cellule tumorali di numerose linee diverse, fra cui alcune delle più aggressive. Non dimentichiamo gli agrumi ricchi di flavonoidi antinfiammatori, è stato dimostrato che i flavonoidi della buccia del mandarino penetrano nelle cellule dei tumori cerebrali, favorendone la morte per apoptosi e riducendone la capacità di invadere i tessuti vicini. Succo di melagrana, un bicchiere da 220 ml al giorno, riduce la crescita del tumore soprattutto alla prostata anche nelle forme più aggressive. Frutti di bosco - anche surgelati - stimolano i meccanismi d'eliminazione degli agenti cancerogeni, assunti a colazione nei fiocchi multicereali, nella macedonia, con il latte di soia;
- vino rosso contiene il resveratrolo che agisce sui geni che proteggono le cellule sane dall'invecchiamento e rallenta la progressione del cancro. Particolarmente ricchi di resveratrolo sono i vini delle zone umide come la Borgogna, per esempio il Pinot nero. Un bicchiere di vino rosso al giorno, è la quantità raccomandata.
- cioccolato fondente almeno al 70% contiene molecole che ritardano la crescita delle cellule cancerose e limitano l'angiogenesi. Ne bastano 20 grammi al giorno, magari a fine pasto al posto del dessert, o con del tè verde - ricco di polifenoli, è un potente antiossidante, un detossificante, facilita la morte delle cellule cancerose tramite apoptosi; il consumo giornaliero ideale è di sei tazze ma già introdurne un paio credo sia un buon risultato. -, o sciolto a bagnomaria e versato su pere o altri frutti.
Insomma che ci costa aggiungere questi cibi alla nostra solita alimentazione? Male non fanno anzi proprio il contrario. Cambiamo la nostra mentalità, leggiamo bene le etichette dei prodotti, accertiamoci della loro provenienza, preferiamo quando è possibile i prodotti biologici e soprattutto che gli animali di cui ci nutriamo, siano allevati come una volta, a terra e senza l'uso di antibiotici, di prodotti ogm, cibo infestato da pesticidi. Siccome non voglio dilungarmi troppo - però troppo ancora sarebbe da approfondire - col rischio di annoiare e scocciare, concludo dicendo che non è impossibile sopravvivere nella giungla della grande distribuzione, quando andiamo a fare la spesa acquistiamo con intelligenza. Proviamoci.


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